Asimmetrie vitali

L’asimmetria sembra pervadere la vita molto più di quanto pensiamo e anche nel quotidiano è una risorsa preziosa, da non trascurare.

Italo Calvino, Il visconte dimezzato

Nella mia recente esperienza di insegnamento agli adolescenti, sono incuriosito da quei ragazzi che manifestano, sotto molti punti di vista, una irregolarità rispetto all’ambiente circostante; così che, non di rado, essi possono apparire spavaldi, irrequieti, a volte problematici rispetto alle forme sociali nelle quali la Scuola ci si attende li debba incanalare.

Da questo punto di vista, se definiamo la simmetria con il vocabolario Treccani, nella sua accezione etimologica è simmetrico qualcosa dotato di misura; qualcosa per cui «l’ordinata distribuzione delle parti […] [è] tale che si possa individuare un elemento geometrico (un punto, una linea, una superficie) in modo che a ogni punto […] posto da una parte […] corrisponda, a uguale distanza, un punto dall’altra parte». In altre parole, diventiamo metaforicamente simmetrici, cioè accettabili, quando il nostro comportamento equivale a quello che, punto per punto, le prescrizioni della società si aspettano che noi mettiamo in atto.

Ma le scienze della vita ci descrivono tutt’altra realtà. Un articolo uscito il 26 novembre scorso sul periodico Le Scienze, spiega che «l’asimmetria presente in tante strutture anatomiche, dalla spirale del guscio delle chiocciole alla posizione del nostro cuore, deriva dall’espressione di un’unica proteina, la miosina 1D, che dal livello cellulare si propaga fino agli organi e all’intero corpo». E aggiunge – lo stesso articolo – che «una caratteristica fondamentale dei sistemi biologici è la cosiddetta chiralità dei suoi costituenti fondamentali, ossia il fatto che delle due forme speculari in cui si può presentare una molecola, ne viene sistematicamente usata soltanto una».

Insomma, non illudiamoci. Nella staticità di ciò che è simmetrico, regolare, prevedibile, si nasconde anche la sterile impossibilità di qualsiasi evoluzione. L’allineamento a una risposta, per così dire, geometricamente già data non produce alcuno spazio di immaginazione con cui evadere dalla quotidianità per trovarsi in un mondo ancora tutto da costruire. In un mondo – potremmo anche dire – pieno di domande a cui nessuno è riuscito, né probabilmente riuscirà, a dare completa simmetrica risposta. 

Ne ha parlato mirabilmente Italo Calvino nel Visconte dimezzato. Il protagonista, diviso in due dalla brutalità della vita, si ricompone solo quando ammette la compresenza di due storie parallele, quasi due forze, completamente diverse tra di loro. E nella sorte dell’essere umano, così come in quella delle sue relazioni, questa disparità, questa asimmetria appunto, sembra rappresentare il cuore pulsante e vivificante dell’esistenza.

Non nella perfezioni ma nelle irregolarità si trovano le maggiori promesse di successo. E se devo ripercorrere la mia storia, pur tranquilla e taciturna, anch’io mi sono sentito asimmetrico di fronte ai luoghi comuni della buona educazione. Tanto ci ho messo per ricomporre le mie esperienze in una complessità apparentemente incoerente. Ma un’unità di senso sembra sorgere oltre le colline. E, giorno dopo giorno, tento di condividerne con voi gli orizzonti come un’alba luminosa.

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