Cultura, pratica per gestire il cambiamento
Chi perde la memoria perde l’anima. Questa affermazione di Umberto Eco ritrae una società che non ha più memoria e dove ce l’ha è slegata dalla realtà quotidiana. Praticare la cultura è un modo di non perdere l’anima.

Chi perde la memoria perde l’anima. Questa affermazione di Umberto Eco sembra sovrapporsi perfettamente alla storia di Rosetta: la madre di mia madre e, insieme, uno di quei tanti anziani attaccati dal morbo di Alzheimer che in poco tempo ne ha dissolto l’identità. È una storia personale alla quale mi sento di attribuire un significato più ampio.
Abbiamo un vivere sociale, infatti, che somiglia a un grande malato di Alzheimer. Di quel morbo abbiamo preso l’abitudine di dimenticare, con un’inquietante accelerazione, ogni più recente evento o notizia. Tutte le volte che sciacquiamo le mani nella corrente dei social network, un pezzo della nostra realtà viene diluita, appannata, soppiantata da un’onda nuova e fresca che si impone con l’apparenza della novità spasmodicamente ricercata. Anche sulla memoria di lungo termine le cose non vanno meglio. Come i malati di Alzheimer, i ricordi lontani sono quelli che resistono ma che, allo stesso tempo, sono strappati dalla più stretta attualità; sono disconnessi dalla nostra identità qui e ora. Hanno la forma dei libri di scuola, delle opere d’arte raccolte nei musei, delle nostalgiche rievocazioni e dei mille luoghi ed eventi che celebrano la memoria come un cimelio; tutt’al più con l’intento di non dimenticare le cattive strade del passato.
Come quel buon consiglio medico che non passa mai di moda, tenere in allenamento il corpo e la mente è un viatico contro il sopraggiungere del tempo. Ma diciamocelo – non ce ne facciamo niente di una somma di ricordi da museo; e neppure, io credo, di quella logica fondata sulle competenze che ha rimosso un sistema di sapere per sostituirlo con uno altrettanto quantitativo e presunto utile per la vita o per il lavoro.
Credo piuttosto che ci serva una cultura pensata come pratica, come strumento capace di fornirci schemi, modelli, parole e pensieri: mappe mentali con cui confrontarci quotidianamente e che, nella storia del pensiero, qualcuno ha già costruito prima di noi. Praticare, in questo senso, la cultura è un modo efficace di non perdere l’anima, di contrastare il logorio della vita moderna che sottrae ogni certezza esponendoci alle bufere di un cambiamento e di uno smemoramento continuo.