Elenchi

Gli elenchi sono un modo di mettere per punti, di organizzare, La retorica antica chiama questa operazione inventio: inventario, ma anche invenzione.

I_cassetti_della_memoria

Enumerare, mettere per punti, ordinare: gli elenchi sono uno strumento di straordinaria versatilità. Fin dall’organizzazione della retorica antica, Aristotele ha suggerito di iniziare la costruzione di un discorso a partire da un elenco: un inventario degli argomenti che possa condurre a una loro disposizione e al successivo eloquio retorico, denso di tutte quelle figure che al significato di retorica siamo soliti associare.

In una recente lezione che ho svolto sulla comunicazione interna alle aziende, mi sono avvalso dell’aiuto di un ospite che ha affrontato il tema portando la sua qualità di esperto in certificazioni di sistemi produttivi. Nel suo campo, la gestione dei processi si è evoluta da una generale descrizione delle procedure di produzione all’adozione di checklist, anche molto articolate, il cui obiettivo è: elencare, mettere per punti e ordinare l’insieme di tutte le attività finalizzate a uno scopo. In questa prassi ho riscontrato un’analogia interessante con un più ampio orizzonte della nostra economia: quello che riguarda la digitalizzazione non solo delle informazioni ma anche dei processi necessari a realizzare prodotti e servizi.

Nelle checklist come nella digitalizzazione, infatti, l’operazione che viene eseguita mira a convertire un insieme complesso di informazioni in dati quantificabili e misurabili. Voglio dire che, tanto la consegna di un libro quanto la produzione di un auto, tanto la stampa di una brochure quanto l’iscrizione a un corso, sono attività che possono essere strutturate in un elenco di operazioni ben sequenziate e dotate di criteri per stabilirne le performance. Dovremmo anzi dire che l’artigianalità, intesa come imperfezione e insieme opportunità di scoprire vie alternative nella produzione di un bene, è sul mercato globale un fattore di disturbo e un inutile irrazionale costo.

Con un breve passo, non è difficile verificare quanto questa logica di massimizzazione abbia una sempre maggiore invadenza in tutti gli aspetti della vita umana. Siamo numerificati e procedurizzati nelle code al supermercato o come pazienti in una lista di attesa; ma non subiamo una sorte dissimile nelle relazioni quotidiane se pensiamo che le nostre bacheche virtuali su Facebook sono una elencazione regolata da un algortimo (e dunque resa procedurale) di contenuti emotivi considerati liberi da ogni assoggettamento. Del resto, per rimanere nel contesto digitale, l’amicizia si è trasformata in una quantità ben evidenziabile in termini di numero di contatti, reazioni e commenti.

Ma per tornare al mio ospite, nonché affezionato fratello, una considerazione ha chiuso il suo intervento: e cioè che una checklist non è tanto, o soltanto, uno strumento di esecuzione e controllo. È invece un punto di domanda: la porta verso una serie di quesiti correlati a un’attività specifica, capaci di ampliarla e di restituirle la complessità, per così dire “artigianale” che le procedure manageriali di stampo tecnicistico rischiavano di oscurare per sempre.

D’altra parte, la nostra cara e vecchia retorica – quasi a prevedere l’inganno moderno di esaurire un argomento con una ricognizione superficiale delle sue molteplici sfaccettature – assegna all’elenco il nome latino di inventio: di inventario; ma anche di invenzione. Affinché gli elenchi siano serrature dalle quali spiare la volta celeste sopra di noi, colma di stelle e di racconti non ancora narrati.

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