Punto di equilibrio
Il punto di equilibrio è il momento esatto in cui passato e futuro fanno corpo unico con il presente che accade. È il momento in cui una storia personale può assumere nuovi significati.

Esistono momenti perfetti. Per quanto mi riguarda sono rappresentati da quegli istanti, che qualche volta ho la fortuna di vivere, nei quali la coscienza di sé e di ciò che sta intorno si ferma in un punto di equilibrio. Ogni aspetto dell’esperienza – sensoriale, affettivo, spirituale – sembra compenetrarsi per offrire, in un solo colpo d’occhio, un’unità profonda e cristallina. La bellezza, come un paesaggio che incanta lo sguardo o un volto amato che incarna la potenza di un sentimento reciproco, è un fenomeno che, a ragione, si può annoverare tra questi colpi di fortuna.
Ora, si può interpretare un punto di equilibrio non come qualcosa di statico, ma piuttosto come ciò che è in grado di legare parti altrimenti divergenti in un quadro d’insieme. Nella contemplazione di un paesaggio, per esempio, l’occhio si perde su questo o quel dettaglio e avvia una cascata di associazioni che infrangono l’unità dell’immagine. Per certi versi, allora, un punto di equilibrio è analogo a un centro di forza; per altri versi, esso è la concentrazione in unico elemento di una rete di relazioni che si sostengono l’una con l’altra.
Un centro di forza significa un cardine rispetto al quale le istanze, che mi trascinerebbero in una o nell’altra direzione, sono controbilanciate. Ma dal momento che, in estrema sintesi, le istanze si risolvono in attaccamenti connessi al passato e in proiezioni rivolte al futuro, potremmo anche dire che il punto di equilibrio è un evento nel quale questi due poli opposti sono in armonia tra di loro. In altre parole, la sensazione di equilibrio non è che la coincidenza tra un passato e un futuro vissuti solitamente, non solo come separati, ma come una continua tensione tra ciò che essi rappresentano – il passato di cui non si vorrebbe fare a meno o il futuro idealmente realizzato – e il presente che, in quanto tale, è sempre mancante di qualcosa. Insomma, una perenne insoddisfazione che, come ha mostrato il filosofo Rocco Ronchi (Il canone minore. Verso una filosofia della natura, Feltrinelli, 2017), è il risultato di un preciso modello culturale, messo a punto da Aristotele, in cui l’essere umano è sempre una potenziale meta da raggiungere, il divenire di un desiderio che ha la possibilità di essere soddisfatto; ma, d’altro canto, è la condanna a un’esistenza fondata sulla fragilità e sulla speranza nel nulla.
In questo senso, allora, il punto di equilibrio è il momento esatto in cui ogni divenire viene sospeso: passato e futuro non scompaiono, ma fanno in qualche modo corpo unico con il presente che accade. Lo sguardo dell’amata o dell’amato è un istante che dura – per usare un’espressione di Bergson –, cioè che, nello stesso tempo, contiene tutta la storia di quella relazione e tutti gli sviluppi di cui, come un seme, essa è portatrice.
Per questa ragione, il punto di equilibrio è sia un centro di forza e di propulsione, sia una rete nella quale ogni elemento è correlato agli altri da un rapporto significativo, che restituisce all’insieme un senso compiuto. Vissuto in questo modo, il presente è un momento evolutivo che non ha bisogno di cercare altrove le sue ragioni né ha bisogno di obiettivi da raggiungere. il suo significato è tutto lì, si costituisce nel momento stesso in cui è vissuto.
A dire la verità, non è affatto semplice scardinare il modello della mancanza e del desiderio. Ma per quanto siano sfuggenti e (quasi) fortuite, dedicare il tempo a ricercare esperienze in questo genere di bellezza ha un valore rigenerativo. Esse, infatti, mostrano il seme per attingere un cambio di prospettiva ogni volta che il peso degli schemi mentali ha reso sterili gli obiettivi e i comportamenti per raggiungerli. È qui, e non altrove, che la direzione da intraprendere emerge con la forza necessaria a modificare il corso delle cose. È al proprio interno, e non da qualche parte nel futuro, che si prospetta la creazione di una solida e vigorosa realtà.