Segreti Natali
Il Natale è quel momento che ci ricorda come ogni caduta, ogni sconfitta, contiene in sé il germe di una nuova e luminosa esperienza.

Osservando il corso della storia, non è difficile constatare che a ogni buio momento, così come all’istante più brillante di un’epoca, corrisponde la gestazione del successo o della rovina che verrà. La lucentezza dell’Impero Romano ha, nelle voci dei suoi storici e dei suoi pensatori, l’eco della caduta che, pur nell’arco di qualche secolo, quella civiltà dovrà affrontare. E basta leggere Seneca per accorgersi quanto in fondo tutto il mondo è paese; quanto i vizi dell’antichità assomiglino a certe scoraggianti constatazioni sul presente.
È la Natura stessa ad annunciare questa segreta e paradossale corrispondenza: vita e morte; inizio e fine – e ancora, in una lettura più ampia, necessità del presente e possibilità di un futuro che adombra o esalta le nostre speranze. E così come, nel cuore dell’estate, le notti di San Giovanni sono gravide di un tramonto già incombente, allo stesso modo il rito natalizio brilla sugli abeti o i presepi delle nostre case per ricordarci che la vita è un processo nel quale il limite che scandisce la fine è anche il presupposto necessario a qualsiasi fruttuoso viaggio.
Per riprendere Seneca e gli amabili parallelismi con questa nostra – a volte desolata, a volte amara, a volte bizzarra, a volte imperscrutabile – attualità, c’è da pensare che il disordine dei sensi (in tutti i sensi, poiché siamo esposti corpo e anima a ogni tipo di sollecitazione) sia semplicemente la riorganizzazione dei significati che preparano un mondo imminente, forse più felice. Un mondo che saprà rimettere al centro della scena – io credo – la nostra preziosa umanità, almeno nelle realtà e nelle relazioni in cui ci saranno donne e uomini sensibili e pronti a riconoscere questa opportunità imperdibile e nient’affatto remota.
Natale, insomma, è il crogiolo per forgiare quei significati che, auguro a tutti noi, si dipaneranno rigogliosi nel corso del prossimo anno.
Quando Maria riceve l’annuncio di un frutto benedetto, dice il filosofo Massimo Cacciari in un interessante video, è piena di incertezza e teme nell’Angelo un seduttore o il demonio. Ma è proprio questa incertezza – al di fuori di qualsiasi religiosa interpretazione – che manifesta la grandezza dell’umano. È qui il nostro segreto, è qui la potente promessa di ogni Natale. Insieme fine certa e sussurrata, prosperosa, indicazione di un futuro che nasce.