Vincoli di libertà

Libertà non è superare i limiti, ma comprenderli e lasciarli trasformare. Libero chi è ricerca, con e dentro i limiti, un’armonia col mondo.

In quindici anni di yoga ho imparato che portare l’attenzione – cioè, mettersi in dialogo – a una tensione del corpo o a un dolore dell’anima, li trasforma.

Corpo ed emozioni sono limiti che non scegliamo. Lo racconta molto bene lo psichiatra Giovanni Stanghellini in un’intervista che delinea l’umano come quell’essere in dialogo imprescindibile con l’Altro da sé. Un Altro che sta fuori, certo: ma quasi come uno specchio, a mostrare che fra ciò che sono e quello che credo di essere esiste uno spazio inconoscibile e precluso al nostro controllo. Tre cose, dice Stanghellini, sono paradossalmente l’espressione di questo conflitto: le emozioni, i desideri e le abitudini. Tre elementi che sembrano appartenere al dominio della nostra volontà e che invece sfuggono, fino a mettere in evidenza che nessuno di noi è veramente esente da vincoli che ne determinano scelte ed azioni.

Questo ritratto può risultare deprimente o, a seconda dei punti di vista, fonte di un’indulgenza che giustifica vizi e debolezze. Ma c’è un’alternativa ben nota all’arte e alla poesia classica che hanno incanalato la creatività nel rigore delle forme. Libero è chi ricerca l’armonia con e dentro il limite, per comprenderlo e partecipare al modo in cui esso si trasforma.

Arte scienza e filosofia hanno tutte in comune lo studio dei rapporti e delle proporzioni. Per questo, io credo, possono essere insegnate nelle scuole e utilizzate attivamente nei luoghi del lavoro e della vita come ispirazioni per creare una cultura incarnata nell’agire umano. Una cultura del limite.

Sono, invece, perplesso sulle proposte del nostro tempo che incitano a oltrepassare, se non a distruggere, i confini. È vero: il confronto con l’Altro da sé è un confronto con l’oltre e con l’infinito. Ma infinito a me suggerisce un senso di sacro che non può essere mai raggiunto né dominato. Diversamente sarebbe impossibile entrare in dialogo con una tensione del corpo o un dolore dell’anima, e osservare l’emergere di una soluzione impensata che, tra le infinite possibilità, pare essere stata lì da sempre.

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