Euforico
Una sensazione di potenza inventiva, di ottimismo, di contentezza. Nel suo lato oscuro segnala una condizione artefatta di benessere.

Il viaggio
La partenza era vicina. L’anima, come un mare grosso e sciabordante, sbatteva di qua e di là le sue emozioni. Andava incontro a un desiderio che da anni maturava sotto la sua pelle, segnata ormai dai solchi della maturità. Molti anni prima aveva letto di quei luoghi nelle opere della letteratura: racconti avventurosi di poeti bohémien; circoli di intellettuali che avrebbero cambiato il volto di un’epoca; trame di volti e di paesaggi catturate dall’occhio vibrante dei pittori; locali, annebbiati dal fumo e dal chiacchiericcio, che rovistavano nelle miserie e nelle profondità umane per agguantare, infine, le giuste parole con le quali esprimere questo straordinario tumulto creativo. Euforico lo era, perché incontrava finalmente un luogo che aveva scolpito dentro di sé da tempo immemorabile; ma soprattutto perché tornava, in questo modo, a incontrare per un istante la sua giovinezza.
Non sapeva dire se questa tempesta – dolce, esuberante, violenta al tempo stesso – fosse una sensazione reale o un’autosuggestione. Del resto, il vuoto infinito del possibile gli si spalancava davanti come un orizzonte tremolante, di quelli che si possono abbracciare da una terrazza affacciata sul mare.
Incerto e seducente, benevolo e inquietante – così gli appariva il giorno sempre più prossimo della partenza; per le sorprese che questo viaggio avrebbe potuto portare, o per le attese infrante che, forse, l’avrebbero fatto arenare su una spiaggia solitaria.
Prese un sospiro profondo – e d’un tratto colse in quell’euforia un’occasione unica. «Ecco!» – avrebbe rimesso le attese, i pensieri, le emozioni e i desideri soltanto a ciò che il viaggio di volta in volta gli poteva offrire. Così la burrasca si placò. Euforico lo sarebbe stato ancora, ma nel suo più intimo significato: il portare semplicemente in animo qualcosa di buono e di fertile; come un bambino che, non sapendo cosa aspettarsi, varca le soglie del mondo pieno di ingenuo stupore. Uno stupore gaio, che intreccia, con l’equilibrio di chi è guarito dai propri fantasmi, l’incertezza dell’ignoto e la letizia del sole che sorge.